lunedì 21 febbraio 2022

Concepire la fine come un nuovo inizio


Quando uno spazio espositivo viene riempito di contenuti, di istanze di senso e di visioni prospettiche, esso si trasforma in quello che possiamo definire uno spazio critico di riflessione, vivo ed esigibile.

Il tema trattato e la questione di fondo sono purtroppo noti: il pianeta su cui viviamo ci sta presentando un conto salato che difficilmente potremmo saldare. Un conto costituito da più voci che delineano uno scenario apocalittico sotto gli occhi falsamente innocenti di tutti: cambiamenti climatici, sfruttamento di risorse naturali, deforestazioni, piani di sviluppo economico non sostenibili, guerre e crescenti povertà.

Ecco l’Antropocene in tutto il suo diabolico e problematico fulgore!

La connessione con il mondo come la conoscevamo è saltata.

La fine dei mondi vuole riferirsi ad una molteplicità di connessioni perdute, di ambiti riflessivi alternativi, di un fare creativo che riconduce ad una domanda finale: che sia solo quello dell’arte contemporanea l’unico mondo ancora rimasto, l’unico mondo dopo la fine del mondo?


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