sabato 8 febbraio 2025

Santa Teresa d’Avila e Nick Cave


 


Erotismo mistico e trascendenza estatica, perdita dell’equilibrio e spazi di dolore: Santa Teresa d’Avila e Nick Cave in una performance sospesa tra il sacro e il profano.

Tenterò di tracciare un arduo accostamento tra la rappresentazione della santa del  Bernini e il songwriter Nick Cave, inerpicandomi tra argomenti quali il sacro e il profano, l’estasi e l’inferno, il misticismo e l’erotismo.

La celebre statua di Santa Teresa d’Avila in estasi, scolpita da Gian Lorenzo Bernini tra il 1647 e il 1652, rappresenta uno dei vertici del barocco italiano e incarna alla perfezione il legame tra misticismo ed erotismo sacro. Quest’opera, situata nella Cappella Cornaro della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, secondo me è un capolavoro che unisce nel contempo dinamismo, teatralità e un’intensa carica emotiva. Tuttavia, ciò che rende questa scultura oggetto di dibattito e fascino è la sua ambiguità espressiva, che oscilla tra l’estasi mistica e una sensualità quasi carnale. 

Il contesto storico e spirituale dell’estasi di Santa Teresa 

Per comprendere appieno l’opera di Bernini, è fondamentale analizzare il retroterra culturale e religioso che la ispira. Santa Teresa d’Avila (1515-1582) è una delle figure più importanti della mistica cristiana e della riforma carmelitana. La sua esperienza spirituale è caratterizzata da **visioni divine, estasi e momenti di intensa comunione con Dio**. 

L’episodio raffigurato da Bernini si basa su un passaggio dell’ "Autobiografia" di Santa Teresa, in cui descrive un’esperienza mistica straordinaria: 

"Vedevo accanto a me un angelo… piccolo ma bellissimo, con il viso illuminato da una luce straordinaria. Nella sua mano teneva una lancia d’oro con una punta di fuoco, che mi trapassava il cuore più volte. Il dolore era così intenso che mi fece gemere, ma allo stesso tempo provavo una dolcezza immensa… Non avrei mai voluto che quel dolore cessasse." 

Le parole della santa evocano un’esperienza che mescola sofferenza e piacere, dolore fisico e gioia suprema, in un linguaggio che ha evidenti richiami erotici. Questo tipo di estasi è comune nella mistica medievale e barocca, dove il rapporto tra l’anima e Dio è spesso descritto con metafore amorose e persino sessuali, sulla scia del Cantico dei Cantici. 

Il Bernini e l'estetica dell'estasi: sensualità e spiritualità 

Bernini traduce questa visione mistica in una scultura che colpisce per la sua straordinaria espressività. Santa Teresa è rappresentata sdraiata su una nuvola, con il capo rovesciato all’indietro, la bocca leggermente aperta e gli occhi semichiusi. Il suo corpo sembra abbandonato a un piacere irresistibile, mentre l’angelo, con un’espressione serena e quasi giocosa, la trafigge con un dardo dorato. 

La composizione dell’opera è estremamente teatrale: il movimento fluido delle vesti della santa sembra suggerire un’energia interiore, un tumulto che va oltre la dimensione puramente estatica per toccare la sensualità del corpo. Il panneggio, scolpito con incredibile maestria, avvolge e allo stesso tempo nasconde il corpo della santa, creando un contrasto tra il peso fisico della materia e la leggerezza dell’estasi spirituale. 

L’uso della luce gioca un ruolo fondamentale: il gruppo scultoreo è illuminato da una fonte di luce nascosta, proveniente dall’alto, che simula un’illuminazione divina. Questo escamotage accentua l’effetto di trascendenza e rende l’esperienza della santa ancora più intensa e soprannaturale. 

Erotismo sacro e mistica cristiana: un confine labile 

L’ambiguità dell’espressione di Santa Teresa e la dinamica del suo corpo hanno portato molti critici a vedere in questa scultura un evidente riferimento all’erotismo sacro. Il volto della santa, con il suo abbandono totale, può essere interpretato come un riflesso di un’esperienza orgasmica, un culmine di piacere che richiama l’unione mistica con Dio.

- Il volto è contorto nel piacere e nel dolore, con la bocca leggermente aperta in una posa che può evocare il culmine del desiderio. 

- Il corpo è privo di controllo, le vesti sembrano suggerire un movimento interno, un’energia che scorre attraverso di lei. 

- L’angelo che la trafigge ha un’espressione dolce, quasi amorosa, sottolineando la fusione tra divino ed erotico. 

L’esperienza mistica di Santa Teresa, descritta nei suoi scritti con un linguaggio che mescola il divino all’erotico, si fonda proprio su questa tensione: il piacere spirituale è così intenso da essere paragonabile all’estasi fisica.

Nel misticismo cristiano, il linguaggio dell’amore umano è spesso usato per descrivere l’incontro con il divino. Già nel Medioevo, santi e sante parlavano del loro rapporto con Dio con immagini che rimandano all’amore coniugale o all’esperienza erotica. San Giovanni della Croce, contemporaneo di Santa Teresa, descriveva l’unione mistica con Dio come una “notte di nozze” dell’anima, mentre Santa Caterina da Siena parlava del suo matrimonio spirituale con Cristo in termini di intimità profonda. 

Il Bernini, con il suo genio barocco, amplifica questa dimensione, creando un’opera che non solo commuove, ma sconvolge lo spettatore, mettendolo di fronte a una rappresentazione che fonde il carnale e il divino, il dolore e il piacere e ci indica che la sua carica sensuale non sminuisce la dimensione spirituale, ma anzi la esalta, suggerendo che l’unione con Dio è un’esperienza totale, che coinvolge l’essere umano nella sua interezza.

Questo capolavoro rimane una delle opere più affascinanti della storia dell’arte proprio perché lascia aperta la questione: è una scena di amore mistico o di piacere terreno? O forse entrambe le cose? La risposta, come nell’arte e nella fede, rimane forse solo aperta all’interpretazione di chi osserva.

Ed è per questo motivo che mi permetto di accostare un altro linguaggio artistico che secondo me si interseca perfettamente in questa dimensione della libera e cangiante dimensione della creatività profonda e sensibile.

L'estasi mistica raffigurata nella celebre scultura  e il linguaggio oscuro, passionale e spirituale di Nick Cave sembrano appartenere a mondi lontanissimi. Da un lato, un capolavoro del barocco, scolpito nella fredda pietra, che esprime il vertice dell'arte sacra; dall'altro, un artista rock e songwriter, noto per le sue ballate gotiche e il suo immaginario tormentato. Eppure, uno sguardo più attento, emergono sorprendenti affinità tematiche e simboliche : entrambi esplorano il confine tra sacro e profano, amore e sofferenza, estasi e tormento .

L'estasi e la passione: un'esperienza carnale e spirituale

Nella statua del Bernini , Santa Teresa d'Avila è ritratta, dicevo, in un momento di abbandono totale, colta tra il piacere e il dolore, mentre l'angelo le trafigge il cuore con un dardo infuocato. Questo tipo di esperienza – mistica, ma con una fortissima carica sensuale – è centrale anche nella poetica di Nick Cave , il quale nei suoi testi esplora la tensione tra il desiderio terreno e la ricerca di una redenzione spirituale.

Un esempio perfetto è il brano "Into My Arms" (1997), dove Cave canta una preghiera d'amore che oscilla tra la fede e il dubbio:

"I don’t believe in an interventionist God 

But I know, darling, that you do" 

"Non credo in un Dio interventista
ma so,

tesoro, che tu sì"

Cave qui mette in discussione la presenza divina, ma allo stesso tempo si lascia andare a un amore che ha i tratti di una devozione quasi religiosa. Proprio come Santa Teresa è trafitta dall'angelo, Cave sembra "trafitto" dal sentimento, sospeso tra il sacro e il profano.

Allo stesso modo, in "Jubilee Street" (2013), la passione carnale si trasforma in un'esperienza di purificazione:

"I am beyond recrimination  

I’m just a little bit afraid of you  

Because I’m beyond rehabilitation  

 

"Sono al di là delle recriminazioni,
ho solo un po' paura di te
perché sono al di là della riabilitazione"

 

Qui, il protagonista attraversa un'esperienza di redenzione attraverso il peccato , un concetto molto vicino alla mistica cristiana, dove il dolore e il piacere convivono in un'unica estasi trasformativa.

Il dolore come porta d'accesso al divino

Se Santa Teresa prova un piacere sovrannaturale nel momento in cui viene trafitta dal dardo dell'angelo, in molte canzoni di Nick Cave il dolore diventa il mezzo per raggiungere una verità superiore . Un esempio potente è "The Mercy Seat" (1988), un brano ispirato alla pena di morte, ma carico di riferimenti biblici. Il protagonista attende l'esecuzione proclamando la sua innocenza (o forse la sua redenzione), evocando immagini di sacrificio e purificazione:

"E il trono della misericordia sta aspettando
E penso che la mia testa stia bruciando
E in un certo senso desidero ardentemente
Di aver finito con tutta questa misurazione della verità"

La tensione tra peccato e salvezza, tra sofferenza e liberazione, è il cuore pulsante di questo brano, e richiama il misticismo cristiano in cui il dolore terreno si trasforma in un'esperienza di elevazione spirituale. Lo stesso accade nella scultura di Bernini: l'estasi della santa non è separabile dal dolore della trafittura, e proprio in questa contraddizione avviene il contatto con il divino.

La teatralità del sacro: Bernini e il "performer" Nick Cave

Un altro punto di contatto tra i due artisti è l'uso della teatralità . Bernini, maestro del barocco , non si limita a scolpire la statua di Santa Teresa, ma crea un'intera scenografia: la Cappella Cornaro è concepita come un palcoscenico, con gli spettatori scolpiti nelle tribune laterali, quasi a sottolineare che l'estasi mistica è anche un atto da osservare.

Analogamente, Nick Cave è un performer carismatico , capace di trasformare i suoi concerti in vere e proprie rappresentazioni rituali. Sul palco, Cave incarna spesso una figura profetica, che alterna momenti di dolcezza estrema a esplosioni di energia selvaggia. Come Bernini, usa l'arte per trascinare lo spettatore in una dimensione quasi ultraterrena, dove la musica diventa un'esperienza spirituale e sensuale allo stesso tempo.

Sia in Bernini che in Nick Cave, il rapporto con il divino è sempre intriso di desiderio . Santa Teresa, nel suo linguaggio ardente, descrive Dio come un amante che la consuma. Cave, nelle sue canzoni, si rivolge spesso a Dio con il tono di un innamorato abbandonato, come in "God Is in the House" (2001), dove canta un mondo in cui Dio è presente, ma irraggiungibile:

"Dio è nella casa
Oh, vorrei che uscisse"

Qui sembra quasi che il rapporto con la divinità è carico di frustrazione e di attesa, un desiderio che ricorda la tensione erotica dell'estasi di Santa Teresa: un amore che arde, ma che non si consuma mai completamente.

 

In definitiva, il confronto tra Santa Teresa del Bernini e Nick Cave mostra come la dimensione mistica ed erotica siano inscindibili quando si parla di spiritualità profonda. Entrambi esplorano un rapporto con il divino che non è mai pacifico, ma sempre carico di tensione: un'esperienza che passa attraverso il corpo, il dolore, il desiderio e l'estasi.

Mentre Bernini scolpisce la carne per rivelare l'anima , Cave usa la voce, le parole e la musica per esplorare lo stesso mistero: la bellezza dell'amore sacro e terreno, sempre sospeso tra il piacere e la sofferenza, tra il paradiso e l'inferno.

 

Erotismo mistico e perdita

L’erotismo è tradizionalmente associato al desiderio fisico, alla passione e al piacere corporeo, ma in un senso più profondo e filosofico, può essere visto come un’energia che trascende il corpo e si dirige verso qualcosa di assoluto. In questa prospettiva, l’erotismo non è solo carnale, ma anche mistico e spirituale. 

Sia Benini che Cave esplorano questa dimensione erotica in modi diversi ma complementari. Entrambi mostrano come il desiderio—che sia verso Dio, verso un amante o verso chi è stato perso—sia un’esperienza totalizzante, che porta il soggetto a dissolversi nell’altro. 

L’estasi mistica e il lutto condividono lo stesso gesto di abbandono assoluto: nel primo caso si tratta di un’estasi che fonde piacere e sofferenza, nel secondo di un dolore che diventa quasi desiderio. In entrambi, il corpo è trasformato da un’energia che lo sovrasta, che lo fa vacillare, perdere il controllo.

Dopo la morte del figlio Arthur, il suo linguaggio diventa ancora più mistico, trasformando il lutto in una sorta di rapporto erotico con l’assenza, una tensione continua verso qualcosa che non può più essere raggiunto. 

Non è un caso che Cave canta spesso del desiderio come qualcosa che non può essere soddisfatto, una forza che porta il soggetto alla dissoluzione.

In "Ghosteen", la perdita del figlio viene come sublimata in un linguaggio poetico che la trasforma in un’esperienza di desiderio irrisolto, un’assenza che brucia e divora quasi in equilibrio precario sull’abisso nero. Questa perdita dell’equilibrio è profondamente erotica, perché implica una resa totale a un’esperienza più grande del soggetto. L’eros, in senso ampio, è proprio questo: il desiderio di annullarsi nell’altro, di perdersi completamente in orgasmo mistico e dolore assoluto.

L’erotismo, in fondo, è anche una forma di creazione. L’abbandono dell’io, sia nell’estasi mistica che nel dolore, può generare qualcosa di nuovo. 

Bernini trasforma il corpo di Santa Teresa in pura energia, in un dinamismo che lo rende eterno mentre Nick Cave trasforma il suo lutto in arte, in musica che diventa preghiera e catarsi. 

Ma  alla fine, entrambi trasformano la perdita in bellezza, facendo dell’erotismo non solo un’esperienza di desiderio, ma anche di rinascita e trascendenza

 

 

 

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