Il cinema ha il potere di rendere vivida e coinvolgente
qualsiasi epoca storica, sfruttando un insieme di strumenti espressivi che
spaziano dalla fotografia, al montaggio, alla colonna sonora. Grazie a queste
tecniche, gli eventi del passato non appaiono più come semplici dati
cronologici, ma si trasformano in esperienze emotive dirette per lo
spettatore.
Fin dalla sua nascita alla fine del XIX secolo, ha sempre
avuto un rapporto stretto con la scienza e la tecnologia. Senza le scoperte
scientifiche in ambito ottico, meccanico e chimico, la settima arte non sarebbe
mai nata. Tuttavia, l'influenza della scienza sul cinema non si limita alla sua
creazione tecnica: la scienza è anche una fonte inesauribile di ispirazione per
registi e sceneggiatori, che spesso hanno utilizzato teorie e scoperte
scientifiche per costruire narrazioni affascinanti e visionarie.
Quando si decide di riportare in vita un personaggio storico
come Nikola Tesla, il linguaggio cinematografico deve affrontare una sfida
duplice: da un lato, restituire fedelmente il contesto storico e scientifico in
cui l’inventore operava; dall’altro, rendere il personaggio attuale e
affascinante per il pubblico contemporaneo. Per riuscirci, registi e
sceneggiatori adottano spesso soluzioni creative che mescolano realtà e
finzione, costruendo una narrazione che non è mai una mera riproduzione
documentaristica, ma un’opera artistica dotata di un’identità propria. Rendere
attuale un personaggio storico attraverso il cinema non significa solo
raccontare la sua vita, ma ridefinire il modo in cui esso viene percepito dal
pubblico. Questo processo di rielaborazione è un atto profondamente creativo,
che implica la scelta di una chiave di lettura originale capace di comunicare
con la sensibilità contemporanea.
Il cinema, infatti, non è mai una semplice riproduzione del
reale, ma una sua interpretazione artistica. Registi e sceneggiatori scelgono
quali aspetti di un personaggio mettere in evidenza, quale tono adottare e
quale atmosfera costruire. Nel caso di Tesla, il suo lato più futuristico e
misterioso è spesso accentuato per rafforzare il suo status di precursore e
outsider del progresso scientifico.
L’ occasione di rimarcare questi concetti è data dalla
imminente uscita del nuovo film dell’amico regista Giorgio Magarò, “
L’ALBERO DI TESLA”.
Nato in Umbria, vissuto a Milano e attualmente attivo nel
pavese, ha all’attivo molti documentari a carattere sociale e alcuni film di
fantascienza e non solo, tra gli altri L’ISOLA SBAGLIATA (2017), LIMBO
(2020) e CHAOS (2023).
Giorgio dice di sé: “Scrivere in poche righe la propria
storia professionale non è cosa semplice. Il mio lavoro, iniziato alla fine
degli anni ’80 è fatto di molte esperienze intense che mi hanno permesso di
incontrare persone e realtà che non conoscevo”.
“L’ALBERO DI TESLA” ha proprio il focus sullo
scienziato Nikola Tesla, per chi non l’avesse ancora capito.
Incontro Giorgio un tardo pomeriggio in quel di Lodi, dove
sta allestendo la mostra collaterale alla proiezione in 3d del suo film CHAOS. Tra un modellino di una astronave e
una strana tuta da palombaro, troviamo il momento per un caffè e scambiare
quattro chiacchiere.
Giorgio, dopo esserti cimentato con la cinematografia di
fantascienza, dimensione stilistica d'elezione vista la tua
passione verso l'argomento, hai approcciato il genere storico. Come mai questa
scelta e quali difficoltà hai dovuto affrontare?
La mia passione per il personaggio è nota da tempo. La
sua figura mi ha sempre affascinato: una delle menti più geniali e misteriose
della storia. Con questo lavoro mi proponevo di esplorare le sue battaglie
personali, il rapporto con altri pionieri dell'epoca e soprattutto il suo lato
più enigmatico e visionario. La sua storia si prestava perfettamente a questa
operazione, poiché la sua esistenza è caratterizzata da elementi di grande
fascino narrativo: la rivalità con Edison, le sue invenzioni rivoluzionarie, il
carattere solitario e utopista, ma anche il fallimento economico nonostante le
sue scoperte fondamentali. Volevo che queste caratteristiche specifiche
caratterizzassero i personaggi del film, cosa del resto che faccio sempre nei
miei film dove i personaggi si portano appresso un vissuto che è tutto da
immaginare e magari non è palesato nella narrazione stessa. Così accade in un
lavoro fantascientifico o storico: due facce della stessa medaglia. Nel primo faccio indossare delle
tute spaziali nel secondo giacche e pantaloni d’epoca, molto semplice. Certo la
contestualizzazione, le location mi costringono a fare esercizi di studio per
far aderire maggiormente il contenuto con l’epoca, ma questo viene da sé.
Salvo errori per questo film
hai curato anche la scrittura a differenza di altri tuoi lavori precedenti.
Questo è dovuto al fatto che l'argomento del film è centrato sulla figura dello
scienziato serbo Nikola Tesla a cui sei molto legato e quindi forse volevi la
sicurezza che si raccontasse il "tuo" Tesla senza correre il pericolo
di andare fuori tema?
Avrei potuto confrontarmi
stilisticamente con il Tesla di The Prestige
di Christopher Nolan, dove Tesla, interpretato da David Bowie, viene
rappresentato come un enigmatico scienziato ai limiti della fantascienza,
capace di creare invenzioni rivoluzionarie che sfidano i confini della realtà
ma che lo trasforma in un simbolo della lotta tra creatività e potere, tra
progresso scientifico e interessi economici, rendendolo estremamente attuale.
Oppure ancora con il Tesla di Michael Almereyda, con Ethan Hawke nel
ruolo del protagonista. In questa pellicola, il regista adotta una narrazione
sperimentale, mescolando elementi biografici con scelte stilistiche
anacronistiche, come l’uso di proiezioni digitali e scene in cui Tesla canta
brani pop moderni (Everybody Wants To Rule the Word - Tears for Fears ndr).
L’operazione che io faccio è
molto diversa, centrandolo su una storia inventata e ambientandolo a Pavia.
Tesla, interpretato da Luigi Cori
incontrerà la fisica Rita Brunetti, interpretata da Chiara
Vitti. Brunetti si occupò di spettrografia e diresse l’Istituto di Fisica a
Pavia dal 1936 al 1945 e i sui studi coinvolgono nella storia Nikola Tesla
in merito al sui Teslascopio uno strano ed eclettico strumento in grado
di comunicare con lo spazio…strumento realmente inventato da Tesla ma del
quale, come per altre invenzioni non c’è più traccia.
È per questo motivo che ho
lavorato direttamente sulla sceneggiatura, proprio per non perdere il filo di
questa narrazione fantastica.
Beh…a questo punto continua con
il racconto senza spoilerare troppo….
Dicevo che Nikola giunto a Pavia, verrà accompagnato
dalla sua amica Katharine McMahon Jonhson, poetessa interpretata da Inga
Babenko, la quale non riuscirà a convincere il suo amico a dedicarsi a
una dimensione sociale, tentando di riportarlo su dimensioni meno visionare.
Infatti Tesla inseguendo la sua indole chimerica si porterà in quel di
Montesegale per portare a compimento il suo progetto di comunicare con i
marziani. In quei giorni Tesla vivrà una fase di confusione tra realtà
sperimentale e sogni di aliene, interpretata da Martina Calzavacca, che comunicano con lui. La storia poi si
sposta in un altro contesto lodigiano, tra visite di un investigatore fascista,
interpretato da Alessandro Baito,
ma ora non vorrei togliere la sorpresa…
Parlaci allora del lavoro che hai fatto con gli attori
protagonisti per portarli sulla tua concezione del lavoro e hai lavorato anche
sulla colonna sonora?
Fortunatamente in questi anni mi capita spesso di
lavorare con gli stessi attori che collaborano con me da parecchio. Questo mi
aiuta molto perché mi permette di entrare più in sintonia con i personaggi che interpreteranno. Poi il
lavoro si basa come sempre sul renderli partecipi della sceneggiatura, parlando
a lungo con loro anche sui personaggi principali, con informazioni storiche e
caratteriali. Trattandosi di un film con forti caratteristiche storiche ci
siamo soffermati particolarmente sui costumi d’epoca. Una novità è poi stata
quella di reclutare un buon numero di comparse per attenermi a particolari
riprese effettuate in un cinema d’epoca. Una sfida che mi ha impegnato molto ma
che mi ha permesso di conoscere molte persone. Anche sulla colonna sonora ho
voluto dare un’impronta caratteristica rievocando il particolare suono del
theremin un sintetizzatore elettronico,
inventato nel 1920 dal fisico sovietico Lev Sergeevič Termen. In questo caso mi sono
avvalso della colonna sonora originale del maestro Massimo Bendinelli e del
figlio Vittorio. Non mancano
altri contributi musicali eseguiti dal Quartetto
d'archi del Conservatorio "Vittadini" di Pavia con la direzione della
musicista Adriana Tataru.
Parliamo di ambientazioni. Dove è stato girato il film e
perché proprio queste location?
Ho scelto ambientazioni che potessero rievocare
essenzialmente il modus storico del film. Pavia e i suoi scorci storici si
prestavano particolarmente per girare alcune scene importanti. Ma non voglio
dimenticare alcune situazioni girate al Museo della Tecnica Elettrica, Museo di
Storia Naturale KOSMOS di Pavia, oppure
al Almo Collegio BORROMEO – HORTI di
Pavia e ovviamente gli esterni di Montesegale in provincia di Pavia. Tutte
queste location mi hanno dato qualcosa di importante, permettendomi di conoscere
delle realtà umane che non avrei mai immaginato potessero coesistere. Credo che
sia anche questo il fascino di questo lavoro. Approcciarsi con umiltà e
curiosità agli ambienti ti permette di cogliere quelle sfumature che speri
sempre vengano colte dai tuo spettatori.
Ti occupi sempre della post produzione dei tuoi film. Che
problemi particolari ha dovuto affrontare in fase di montaggio, doppiaggio ecc?
Un altro elemento fondamentale
nel processo di attualizzazione di un personaggio storico attraverso il cinema
è la costruzione di un’estetica visiva e narrativa capace di coinvolgere il
pubblico. Tesla è stato spesso rappresentato con un’estetica quasi gotica o
steampunk, che sottolinea il contrasto tra il suo genio e il mondo industriale
in cui si trovava a operare.
L’uso di luci e ombre,
scenografie che evocano il mistero e il potenziale inesplorato della scienza, e
una fotografia che alterna toni freddi e caldi contribuiscono a creare
un’immagine suggestiva e indelebile del personaggio. Anche la musica gioca un
ruolo essenziale: colonne sonore evocative, che mescolano elementi classici e
sperimentali, aiutano a trasmettere la complessità del protagonista e il suo
rapporto tormentato con il mondo che lo circonda.
Personalmente tendo a non
utilizzare effetti particolari quando ho una storia che regge da sé, proprio
come in questo caso. Anche per quanto riguarda il suono mi sono avvalso il più
possibile alla presa diretta dei dialoghi. Malgrado ciò ho dovuto intervenire
sulla post produzione quando nel girato apparivano elementi estranei non
coevi come cartelloni pubblicitari o
graffiti sui muri. Ma nel complesso si è trattato di un lavoro ben diverso
rispetto a quelli a cui sono abituato , come le ambientazioni fantascientifiche
o surreali.
Credo che creatività
applicata al linguaggio cinematografico ha il potere di trasformare la storia
in un’esperienza viva e significativa per le nuove generazioni. Nel caso di
Nikola Tesla, il cinema ha permesso di sottrarlo all’oblio e di restituirlo
all’immaginario collettivo come un’icona moderna, capace di incarnare il
conflitto tra genio e società, tra innovazione e resistenze culturali.
Attraverso la sperimentazione visiva e narrativa, registi e sceneggiatori hanno
dimostrato che la storia non è qualcosa di statico, ma può essere
reinterpretata e attualizzata per offrire nuove prospettive sul presente. In
questo senso, il cinema si conferma non solo come intrattenimento, ma come un
potente strumento di riflessione culturale e di riscoperta identitaria e il tuo
film si inserisce perfettamente in questo solco.
È proprio quello che spero. La mia intenzione è proprio
quella di far riflettere su realtà storiche che possano darci ancora molto.
Veniamo alla promozione del film. Che cosa c’è in campo
finora e cosa ti aspetti?
La realizzazione del film sta creando una certa attesa.
Già parecchi articoli sono usciti in queste settimane su alcuni quotidiani ma
ovviamente è la prima proiezione che ci darà il polso della situazione. Un
regista si aspetta sempre che una produzione seria si accorga del film e
contribuisca alla sua distribuzione. Detto questo vi aspetto tutti alla prima
al cinema POLITEAMA di PAVIA il giorno 24 aprile alle 21. Ricordo che il
film ha ricevuto il Patrocinio dei comuni di Pavia e Montesegale.
Bene lascio Giorgio al suo lavoro di allestimento della
mostra.
Io credo molto nel suo lavoro di regista e mi attendo
sicuramente un ritorno positivo dalla visione di questo ultimo film, che segna
un nuovo episodio della sua variegata carriera cinematografica.
Sono altrettanto sicuro
che gli appassionati di storia, scienza e cinema non vedranno l’ora di scoprire
come Magarò porterà sullo schermo la vita straordinaria di uno degli scienziati
più influenti di tutti i tempi.
Appuntamento per tutti davanti al cinema Politeama di Pavia
il 24 aprile alle ore 21.