Piccola intervista fatta da Betti Bellani al sottoscritto in occasione di una mostra personale
QUANTO È
“GRANDE” LO SPAZIO DI UN QUADRO?
Ci viene in
aiuto un artista enorme, che con il suo lavoro ha indagato il concetto di
spazio come nessuno: Lucio Fontana.
Nei suoi celebri “tagli” l’artista vuole, appunto farci partecipi della
dimensione relativa della tela, del quadro e ci catapulta in ciò che è la
dimensione tridimensionale, spaziale della nostra esperienza. Come se volesse
dirci di andare oltre alla dimensione retinica dell’atto di vedere, perché la
realtà è oltre il nostro sguardo. I ruoli si sono invertiti. E’ l’opera d’arte
che ci osserva e noi non siamo osservatori passivi. Mai. Di fronte ad un
quadro, ad una statua e qualunque sia ciò che rappresenti (un paesaggio, una
natura morta o un ritratto) noi non stiamo solo osservando, ma partecipiamo ad
una esperienza che ci include. Uno spazio misurabile è solo un artificio che ci
permette di sopravvivere e …posizionare più o meno esattamente un quadro su una
parete di casa tra due mobili.
NEL 2020 MOLTI SI CHIEDONO SE HA ANCORA “SENSO” DIPINGERE.CHE COSA GLI RISPONDERESTI?
Angela Vattese, rinomata critica d’arte
italiana, nel suo libro “si fa con tutto” sosteneva, a ragione, che oggi l’arte
va apprezzata soprattutto per la grande varieta’ dei media che gli artisti
utilizzano per dare senso al proprio lavoro. Oggi siamo bombardati da un
eccesso di stimoli visivi e la percezione del mondo è senz’altro cambiata. Tra
l’altro il Mercato oggi è parte rilevante delle nostre azioni ed il mondo
dell’arte ne è un esempio rilevante. Ritengo che non dobbiamo preoccuparci
molto della purezza del “senso di produrre” arte oggi. E’ l’artista stesso che
con la propria onestà, ricerca e lavoro possa imprimere il senso giusto al
proprio fare, a prescindere dal mezzo utilizzato. In questa ottica il “senso”
del dipingere non può venire meno, credo. Il mio linguaggio oggi, ad esempio,
va nella direzione opposta alla pittura: prediligo l’arte concettuale
attraverso installazioni site –specific. Ma vengo dalla pittura, dalla
grafica e ad essa devo molto.
CHE COS'È PER TE L’ ISPIRAZIONE?
Credo che l'arte non debba fornire risposte ma anzi innescare il dubbio, la domanda e far vacillare le proprie piccole certezze. Qualunque cosa " non conclusa" e non definita mi ispira, nel senso della potenzialità che essa potrebbe esprimere per la mia ricerca. Personalmente i luoghi, gli spazi, il tempo sono fonte primaria di ricerca ed ispirazione. La relatività delle cose e la loro natura impermanente può essere oggetto di interesse e di bellezza (i giapponesi usano il concetto di Wabi Sabi) e quindi fonte di ispirazione
CHI E’ PER
TE IL FRUITORE IDEALE DI UNA TUA OPERA?
Penso ad una
persona mediamente colta, con una capacità di relazionarsi ed approfondire i
temi che solitamente tratto.
Come dicevo
precedentemente il mio percorso artistico recente è orientato all’arte
concettuale con incursioni frequenti nel campo delle installazioni artistiche
site specific, ovvero un intervento che è appositamente pensato per il luogo
che lo ospita. Sono consapevole che il significato di tali lavori può sembrare
ostico ai più. Per cui la persona che si trova davanti ad una mia opera è costretta,
diciamo, a mettersi in gioco e trovare il senso anche al di fuori
dell’immediatezza e della piacevolezza retinica.
Ma solitamente
si tratta di un pubblico che abitualmente frequenta il mondo dell’arte.
Discorso
diverso è per chi affronta i miei lavori precedenti, come quelli esposti qui.
Lo spettatore dovrà ricorrere a parametri diversi circa il suo giudizio, più
vicini al gusto, alla sensazione visiva. Devo dire che la scelta di esporre in
un posto insolito come un negozio di ottica, mi ha stuzzicato positivamente da
subito, perché non trovo negativa la dimensione “popolare” dell’arte, anzi ne
apprezzo la capacità divulgativa intrinseca e l'opportunità che può offrire al
semplice consumatore.
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